MARIA CITARELLA

Ciao! Mi chiamo Maria, sono laureata in Discipline Storiche e Filosofiche presso l’Università degli Studi di Trieste e, attualmente, sono iscritta al corso di laurea magistrale di Scienze Filosofiche all’Università Ca’ Foscari di Venezia. 

Mi risulta difficile descrivermi in poche righe, pure in molte, ma so che mi piace leggere, scrivere, disegnare e visitare musei. Ah, amo la pizza e il mare, senza sono triste. 

Non ho molte certezze nella vita, se non per il fatto che sono fermamente convinta che ognuno di noi abbia qualcosa di interessante da raccontare. Per questo mi piace ascoltare le persone che parlano di quello che amano, mi piace l’arte perché è il linguaggio attraverso cui l’artista esprime la sua interiorità, mi piace la musica perché è espressione dell’umanità del musicista. D’altronde, il termine “persona” deriva dal latino “personare”, formato da “per” che significa “attraverso” e “sonare” che vuol dire “risuonare”. È come se il latino ci stesse dicendo che essere una persona vuol dire far risuonare attraverso noi stessi ciò che percepiamo. 

Henri Matisse scriveva che “ciò che inseguo io al di sopra di tutto è l’espressione. […] Non so distinguere tra il mio sentire la vita e la maniera in cui lo traduco” (H. Matisse, Note di un pittore, “La Grande Revue”, dicembre 1908). Ecco, allora, come Matisse sente la vita e la traduce, proverò a cimentarmi, attraverso i miei articoli, nell’espressione di ciò che di bello troverò e ascolterò nel mondo, cercherò di dare risposte, ma, soprattutto, porre domande per provare a crescere insieme.

Io sono l’altro

Da sempre, l’uomo ha avuto necessità di definire, di dare un nome a sé stesso e a ciò che lo circonda, ma oggi è difficile esprimere sé stessi, trovare la propria identità, dire fermamente io sono. Cosa vuol dire esser donna? Donna e uomo possono essere definiti senza essere messi in rapporto l’uno con l’altro? Il Manifesto di Rivolta Femminile, caposaldo del femminismo italiano, esplica l’importanza per la donna di prendere le distanze dall’uomo, di comunicare con le altre donne, di trovare la propria identità in base a sé stesse e non in base a ciò che gli uomini volevano per loro. Ma oggi, in un mondo in cui anche gli uomini iniziano a prendere coscienza del loro ruolo e dei limiti che il patriarcato gli impone, non dovremmo forse instaurare un dialogo tra i due sessi?

Educhiamo alla cura, non alla grandezza

Simone Weil, filosofa che ha vissuto sulla propria pelle gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, la disumanizzazione dell’operaio e le fatiche della vita, si oppone al nostro sistema educativo: dice basta ad un’idea di grandezza permeata da violenza, odio e repressione. Dobbiamo mettere dei limiti, non possiamo più andare al di là del bene e del male, ma dobbiamo educarci al rispetto, alla libertà. Come? Per farlo abbiamo bisogno di un sistema educativo che cambi il proprio paradigma e si diriga alla coscienza delle persone. 

Ozio, umano troppo umano! Natura, dove sei?

Partendo da un sentimento di angoscia e inadeguatezza personale, mi sono chiesta il motivo per cui mi sentissi così e come fare per sentirmi meglio. Ho cercato di seguire i consigli di Seneca, ma il suo mondo era troppo diverso dal mio. Allora ho chiesto a Heidegger e mi ha fatto notare che c’è stato un capovolgimento: da natura madre e matrigna siamo passati a uomo padre e patrigno. Ho cercato, quindi, di analizzare la nostra condizione per capire i motivi per cui mi sentissi persa e sempre in ritardo rispetto al mondo, arrivando alla conclusione che, forse, abbiamo bisogno di tornare ad essere immersi nella natura per sentirci di nuovo al passo e in armonia con tutto.