La guerra come sfondo costante nella cultura greca
Quando si pensa al mondo antico, è difficile trovare un testo greco che non sia attraversato, in qualche forma, dalla presenza della guerra. Non solo l’epica omerica, ma anche le tragedie, la storiografia e persino la filosofia si confrontano continuamente con i conflitti, trasformandoli in materia di riflessione sull’ordine politico e sulla natura stessa del potere.
Soprattutto nel periodo ellenistico e post-ellenistico, la guerra diventa il contesto privilegiato per costruire narrazioni di autorità e legittimazione. In questo panorama, gli eroi non sono soltanto combattenti, ma veri e propri modelli di leadership. La loro immagine — definita da precisi attributi iconografici e arricchita da strategie retoriche — serve a rappresentare l’autorità in termini visivi e narrativi facilmente riconoscibili dal pubblico.
Proprio su questa linea si inserisce un’opera a cui sono significativamente legata: le Imagines di Filostrato Minore (o il Giovane). Si tratta di una straordinaria raccolta di descrizioni di quadri immaginari che fonde letteratura e arte visiva in un gioco sofisticato di richiami culturali.
Quando le immagini raccontano il potere
Nelle Imagines, due figure spiccano come modelli di potere e carisma: Eracle e Pirro (Neottolemo), rispettivamente simboli della forza civilizzatrice e della continuità dinastica.
Nel quadro dedicato a Eracle e Acheloo (Immagine 4), l’eroe affronta il dio fluviale, capace di assumere forme mostruose, per conquistare la mano di Deianira. La scena si svolge in tre momenti: prima l’apparizione terrificante di Acheloo, poi l’ansia della giovane promessa sposa e infine la vittoria di Eracle, che spezza il corno del dio e lo offre come dono nuziale.
Ma Eracle non è solo forza bruta. Filostrato lo definisce gennaîos — un termine che, in autori come Erodoto e Pindaro, indica nobiltà d’animo e capacità morale di comando. La sua leadership non si limita a vincere fisicamente, ma consiste nel proteggere e ristabilire l’ordine naturale e sociale.
Questa rappresentazione attinge a una lunga tradizione letteraria. Sofocle, nelle Trachinie, racconta la metamorfosi di Achelous; Ovidio, nelle Metamorfosi, amplia il racconto; Seneca, nell’Hercules Oetaeus, riprende il tema della lotta contro le molteplici forme del dio. Anche le arti figurative antiche contribuiscono a fissare questa immagine eroica: basti pensare ai candelabri etruschi o alle ceramiche attiche del V e IV secolo a.C., che raffigurano Eracle nella sua funzione di eroe civilizzatore.
Il giovane erede dell’eroismo: Pirro
Un secondo esempio di leadership eroica si trova nell’Immagine 10, dove Pirro, figlio di Achille, combatte contro Euripilo, alleato dei Troiani. La scena mette in evidenza l’energia del giovane eroe, la sua prontezza militare e soprattutto la sua legittimazione dinastica come continuatore dell’epopea paterna.
Le armi di Pirro — forgiate da Efesto come quelle di Achille — sono descritte con una ricchezza di particolari che richiama lo scudo di Achille nell’Iliade e lo Scudo di Eracle attribuito a Esiodo. Dopo aver sconfitto Euripilo, Pirro affronta i Misi che tentano di vendicare il loro compagno: una scena che richiama l’Odissea, dove Pirro viene celebrato per le sue imprese eroiche. Anche qui la letteratura dialoga con l’arte figurativa: sono innumerevoli le testimonianze iconografiche che ritraggono Pirro con la corazza e gli attributi della “battlefield”.
Un’ecfrasi che conserva la memoria
Filostrato il Giovane, attraverso le sue descrizioni letterarie, trasforma l’ecfrasi—l’arte di descrivere—da semplice esercizio retorico a potente strumento di memoria culturale. Le sue opere non si limitano a rappresentare “immagini immaginarie”, ma mettono in scena un sistema di valori condivisi: forza, legittimità, protezione dell’ordine e continuità dinastica. In un mondo in cui la parola e l’immagine si fondono, l’opera del caro e sconosciuto Filostrato ci ricorda che la narrazione visiva e letteraria può preservare e trasmettere l’identità di una civiltà, rendendo eterni i suoi ideali e le sue aspirazioni. Così, l’arte della descrizione diventa custode della memoria collettiva e l’immagine/il modello diventa più forte che mai, come quello a cui assistiamo in un mondo così “veloce” e così “visivo”.