Gli stili e le tendenze del passato ritornano ciclicamente, ogni volta reinterpretati secondo lo spirito dell’epoca in cui fanno capolino. La moda é inevitabilmente figlia degli ideali, delle tensioni e delle aspirazioni del tempo in cui viene prodotta. Un esempio è rappresentato dai pantaloni a vita bassa, protagonisti della collezione primavera estate 2025. Nati negli anni ’60-70 e riconducibili alla cultura hippie e al desiderio di rottura delle convenzioni, sono esplosi tra la seconda metà degli anni ‘90 e i primi anni 2000, trasformandosi in un capo iconico, con star come Britney Spears, Paris Hilton Christina Aguilera. 

In quegli anni l’ideale di corpo femminile dominante era fortemente influenzato da standard di bellezza irrealistici. Con la moda dei crop top e dei pantaloni a vita bassa, accompagnata dalla visibilità dello slip, l’addome era una parte del corpo molto esposta, e conformemente agli ideali di magrezza di quegli anni, doveva essere tonico e asciutto. I pantaloni a vita bassa si affermavano così come l’emblema di un’estetica provocatoria e ipersessualizzata, accentuando l’idea di oggettivizzazione del corpo femminile e inasprendo il rapporto delle donne con la propria immagine. Questo trend escludeva chi non ritraeva i canoni di magrezza estrema, contribuendo a diffondere degli ideali di bellezza per molte donne irraggiungibili e alimentando indirettamente fenomeni come il body shaming e disturbi del comportamento alimentare. 

I pantaloni a vita bassa sono da sempre stati oggetto di discussione, persino sul piano legislativo. Nel 2004 il legislatore dello stato della Louisania, Derrick Shepherd, tentò di rendere illegale questa moda ritenendola irrispettosa e oscena. La proposta prevedeva una multa di 500 dollari per gli uomini che avessero esibito la propria biancheria in pubblico, ma il progetto di legge venne respinto. 

Non mancarono critiche neppure dal punto di vista sanitario. Nel 2003 il Canadian Medical Association Journal pubblicò un articolo del dottor Malvinder S. Parmar, il quale segnalava come l’uso di pantaloni a vita bassa e troppo stretti potesse provocare meralgia parestesica, una condizione caratterizzata da bruciore, formicolio e perdita di sensibilità nella zona della coscia a causa della pressione esercitata. 

Tra la nostalgia per un capo di abbigliamento che ha segnato un’epoca e le polemiche legate al suo passato controverso, i pantaloni a vita bassa sono tornati alla ribalta sulle passerelle, destrutturati e genderless, principalmente cargo pants mescolati a capi coprenti come blazer strutturati, top asimmetrici, camicie oversize, canotte o crop top  morbidi. Il loro revival rompe con i rigidi canoni estetici, presentando, rispetto allo stile Y2K, un approccio più consapevole e inclusivo, attraverso il quale poter esprimere liberamente la propria identità. La moda, così, diventa un atto di resistenza all’omologazione, un modo per affermare senza condizionamenti esterni la propria unicità. 

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