Il primo articolo su un nuovo blog, escludendo l’editoriale di presentazione del progetto, è un po’ come un personale manifesto che ha l’ingrato compito, da lontano o da vicino, di far comprendere ciò che la scrittrice porterà con i suoi contributi:  in che direzione andranno, con che stile, con che piglio, più o meno critico. E da dove partire se non parlando della purezza che mi accompagna ogni giorno, che è quella delle parole scritte in quei preziosi manufatti (perché la parola stampata, personalmente, non ha paragone) chiamati “libri”? 

Per aprire le danze di questa nuova avventura, ho scelto di parlarvi di Impenetrabile.

Alix Garin è quel qualcosa che leggi aspettandoti già in partenza una rivelazione, che, vi assicuro, si dimostrerà piccola rispetto al reale. Al centro della storia c’è il vaginismo, un mostro invisibile che pervade il corpo e ossessiona la mente, amplificato da ansie, vergogna e senso del dovere, tre punti su cui mi soffermerò a breve. 

Una storia d’amore che nasce in modo comune, comincia a svilupparsi in modo altrettanto scontato ma che poi, in un certo momento apparentemente casuale, cambia “prassi” e comincia a fare i conti con l’intangibilità del sintomo. 

Superando il commento tecnico delle doti artistiche, che non ho le competenze per fare, posso condividere ciò che da profana ha trasmesso: prima ancora delle parole, la capacità dell’autrice di coniugare immagini e contenuto lessicale, immagini e momenti, immagini e ricordi, immagini ed emozioni. Ogni singolo frame di questa graphic novel segue e riporta perfettamente l’intensità di ciò che si sta leggendo o solo osservando, grazie, in particolar modo, all’utilizzo del colore, utilizzando senza filtri il rosso e il nero, massima espressione dei sentimenti che pervadono l’autrice/protagonista.

L’aspettativa del sesso

Nella società odierna, al centro delle criticità e dei pensieri di donne e uomini, ricopre sicuramente un ruolo centrale il sesso. Questa scelta così intima e personale diventa protagonista indiscussa della formazione dell’io, della sua stessa manifestazione e del rapporto con l’altro.

Andando per gradi, la costruzione dell’io dal punto di vista sessuale è quella più importante, purché sia scissa dalla relazione ossessiva e ossessionante della società, che si rifiuta ancora di riconoscere la riservatezza di questa scelta e se ne intesta l’assurda credenza di poterla influenzare e imporre entro certi limiti eteronormativi e monogamici.

Lo step successivo è quello che porta chi esce da questi percorsi prestabili dai benpensanti a provare quell’ansia, vergogna e senso del dovere di cui sopra. L’ansia scaturisce proprio in chi, come Alix, affronta delle difficoltà patologiche e limitanti fisiologicamente, che poggiano le basi su dei disagi e traumi psichici spesso anche molto lontani dal presente. La prospettiva e il linguaggio intrinseco impregnato di sessualità e sessualizzazione, specialmente delle donne, su tutti i piani di comunicazione e rapportuali, dai più vicini amicali ai più lontani, rappresentati dai mass media e dalle irrealtà dei social media, generano una specie di obbligatorietà, di performance e dimostrazione della propria validità attraverso lo storytelling dei rapporti sessuali, che alimenta, conseguentemente, l’ansia sociale del non-fare, non-essere-in-grado-di, non-essere-all’altezza-di.

In questo marasma di influenze, pensieri intrusivi e invasione di ciò che c’è di più privato, a rimetterci sono proprio l’io e la propria libera analisi di chi si è, forse la cosa più complessa da comprendere, ancora di più se ci si sente costantemente sotto riflettori invadenti che vogliono imporre idee e pensieri fintamente impacchettati da una carta regalo di perfezionismo tossico.

Alix Garin racconta tutto questo mettendosi a nudo, senza filtri, riportando l’onestà del difficile percorso che porta a mettersi in discussione, a rivalutare la propria immagine e il quotidiano che ci è stato costruito sopra, senza mai scivolare nella facilità del banale.

Perché leggerlo

Impenetrabile mi è stato regalato per la laurea da una cara amica che, nel darmelo, mi ha detto – testuali parole – “un bel cazzotto”. Vi invito a prendervi questo cazzotto, a lasciarvi trasportare dai disagi e dalle ansie messe in scena da Garin; lo trovo il modo migliore per vedere in faccia la realtà per quella che è, e provare a non farsi influenzare dai percorsi prestabiliti da chi non ha interesse nei nostri riguardi né mai l’avrà.

La lettura di questo graphic novel così puro e onesto può davvero portare a creare un personale scudo, non per isolarsi o rifiutare il mondo, ma per essere davvero se stesse e se stessi nel viverlo ogni giorno, anche nella consapevolezza di essere fuori dagli schemi prestabiliti, sicuramente, ma senza farsene toccare più del dovuto nulla.

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