Quando si pensa all’antico Egitto, le prime immagini che affiorano alla mente sono  maestose piramidi, la sfarzosa maschera di Tutankhamon e il celebre busto della regina Nefertiti.  Allo stesso modo, se si dovesse stilare un elenco dei sovrani di questa civiltà millenaria, molti  avrebbero difficoltà a citarne diversi, fatta eccezione per figure iconiche come Nefertiti e Cleopatra. È significativo notare come, tra i quasi duecento faraoni che si susseguirono sul trono delle Due Terre, le personalità più celebri siano proprio donne. Questo riflette l’eccezionalità di figure femminili che riuscirono a detenere pieni poteri in uno dei più influenti regni dell’antichità. Tuttavia, tale fenomeno non indica una completa apertura sociale o una forma di femminismo  ante litteram, ma piuttosto sottolinea il ruolo cruciale che la teocrazia rivestiva nell’attribuzione del  potere. 

Nell’antico Egitto la religione era la base del potere faraonico, giustificato come diritto divino conferito dagli dèi. Sebbene il trono fosse solitamente trasmesso a eredi maschi, il  requisito principale era il “sangue reale”, che poteva legittimare anche una donna, spesso  preferita a uomini privi di tale discendenza. Durante crisi dinastiche, alcune donne salirono al  potere adottando i simboli maschili del faraone. 

Ad oggi si ritiene che almeno sette donne abbiano governato l’Egitto in qualità di faraone.  Di queste le prime due, Neithhotep e Merneith, sono avvolte nel mistero. Queste regine, vissute  rispettivamente nel IV e III millennio a.C., furono inizialmente ritenute faraoni uomini a causa delle  loro tombe monumentali e dell’iscrizione dei loro nomi in forme riservate ai sovrani. Tuttavia, in  entrambi i casi, i nomi di queste donne faraone non compaiono sempre nelle antiche liste regali.

Sobekneferu è considerata la prima donna attestata ad aver ricoperto non solo la carica di faraone, ma di regina regnante nel mondo. Nonostante la sua ascendenza non sia ancora del tutto chiara si crede che fosse la sorella o la moglie del suo predecessore Amenemhat IV e che gli sia succeduta per mancanza di eredi. Sobekneferu fu la prima ad acquisire la completa titolatura regale; inoltre le poche immagini che la raffigurano pervenute ai giorni nostri la rappresenta nelle posizioni più comuni per i faraoni e, in un caso, unendo caratteri femminili a caratteri maschili. Nonostante si tratti dell’unica donna faraone a non venire cancellata dopo la morte, il suo regno è quasi completamente sconosciuto, probabilmente a causa del declino che la sua dinastia stava affrontando. Infatti, con la sua morte si fa generalmente coincidere un periodo confuso della storia egizia, caratterizzato da una frammentazione del potere centrale e  dall’invasione delle popolazioni semitiche. Fu forse proprio questo regno breve ed incerto a  salvarla dall’oblio, contrariamente a quanto accadrà poi alle donne che seguiranno le sue orme. 

A quasi quattro secoli dopo viene comunemente datata la quarta, e forse più importante,  donna faraone. Hatshepsut. Inizialmente, come moglie del faraone Thutmose II, le sue immagini  non differirono particolarmente da quelle di altre regine. Tuttavia, dopo avergli succeduto al tron alla sua morte in qualità di regina reggente del principe Thutmose III le sue raffigurazioni iniziarono a cambiare, unendo ai suoi tratti femminili i tipici attributi maschili del faraone. Gli studiosi  contemporanei la annoverano tra i più illustri faraoni della storia egizia, evidenziando anche la  durata eccezionale del suo regno, superiore a quella di qualsiasi altra donna nelle dinastie native  dell’Egitto. Il suo regno venne segnato particolarmente da diverse missioni volte a ristabilire i  contatti e l’influenza egizia sui paesi stranieri, da sei campagne militari nei paesi limitrofe dall’edificazioni di maestosi edifici in tutto l’Egitto. Nonostante i suoi grandi risultati raggiunti vita dopo la sua morte i suoi monumenti vennero sfregiati e il suo nome cancellato nei punti più  evidenti al popolo. Si ipotizza che Thutmose III si sia concentrato su Hatshepsut relegandola al  suo ruolo di sola regina ignorando il precedente di Nefrusobek, perché il suo breve regno di circa  quattro anni coincise con il declino della dinastia, rendendola una figura accettabile solo come una patriottica ma sfortunata regina. 

Sempre alla 18esima dinastia si colloca il regno della misteriosa regina Neferneferuaton.  Tutto di questo faraone è sconosciuto: non si sa quando governò di preciso, né per quanto  tempo, non si conosce la sua famiglia e neppure la sua vera identità. Fu tra i diretti predecessori  di Tutankhamon, tanto che si crede che alcuni oggetti trovati nella tomba del giovane faraone  fossero originariamente destinati a Neferneferuaton. Tra le possibili identità celate dietro questo  nome sono state proposte la regina Nefertiti o una delle sue figlie, direttamente imparentate con il faraone eretico Akhenaton. Non deve dunque sorprenderci se anche Neferneferuaton venne  colpita dall’oblio assieme a tutti i membri della famiglia reale.

Tausret, probabilmente figlia del grande faraone Ramses II, assunse inizialmente la reggenza alla morte del marito, diventando poi sovrana unica alla prematura scomparsa del principe ereditario, attribuendosi titoli e prerogative regali. A differenza di Sobekneferu e Hatshepsut, no si fece mai rappresentare con i simboli maschili tradizionali come la barba posticcia; in una statua a Eliopoli, ad esempio, appare con sembianze femminili, sebbene la sua titolatura presenti epiteti sia maschili che femminili. Il suo regno si concluse con una guerra civile, da cui emerse vittorioso un usurpatore estraneo alla famiglia reale. Nel timore che il ricordo dell’ultima erede di Ramses II potesse minacciare la loro legittimità, i suoi successori ne confiscarono monumenti, cancellandone immagini e iscrizioni, consolidando così la propria  dinastia a scapito di altri potenziali pretendenti al trono. 

Nonostante non si tratti più dello stesso Egitto di cui si è parlato finora, una menzione speciale va fatta a Cleopatra. Nonostante non abbia mai preso per sé il titolo di faraone e non abbia mai regnato da sola, Cleopatra governò  l’Egitto come monarca assoluta, fungendo da unica legislatrice e principale autorità religiosa,  promuovendo il culto delle divinità egizie e greche. Si dedicò alla costruzione di templi e numerosi edifici pubblici. Attenta agli affari amministrativi, affrontò crisi e cercò di controllare l’economia. Con la sua morte si fa coincidere la fine dell’Egitto dinastico, che da quel momento diventerà provincia romana. A causa di un drastico cambiamento di cultura e mentalità la figura di Cleopatra non venne mai cancellata dalla storia, ma, al  contrario, venne elevata quasi a figura eroica anche nei tempi immediatamente successivi alla sua morte.

Le donne faraone dell’antico Egitto rappresentano figure straordinarie, capaci di conquistare il potere in una società prevalentemente patriarcale grazie al valore simbolico del  “sangue reale” e alla centralità della religione nella legittimazione del potere. Tuttavia, il loro  destino dopo la morte fu spesso segnato dall’oblio, con i loro nomi cancellati e i monumenti  sfregiati, sintomo della difficoltà di accettare pienamente il potere femminile anche in tempi di crisi dinastica. Solo poche, come Sobekneferu, sfuggirono a tale sorte, sebbene i dettagli sui loro  regni restino frammentari. Cleopatra, ultima grande sovrana, rappresentò l’eccezione: la sua  figura, legata anche al fascino politico e culturale con il mondo romano, venne elevata a icona eroica, resistendo all’usura del tempo e ai tentativi di cancellazione. Le donne faraone, dunque,  incarnano non solo la complessità della storia egizia ma anche l’eterna tensione tra affermazione e cancellazione del potere femminile.

Loading

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere